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Le Chiese
Le attuali chiese esistenti nel territorio di Fiano Romano sono soltanto una parte di quelle che hanno fatto da ornamento a questa cittadina agricola. Sulla piazza principale del borgo apre il suo sagrato la chiesa di Santo Stefano Nuovo, unica rimasta aperta al culto. La costruzione risale alla seconda metà del 1400 e ha subito certamente un rifacimento nell’anno 1774, come risulta da documenti rinvenuti presso l’Archivio di Stato. L’interno, a pianta basilicale, è suddiviso in tre navate da archi a tutto sesto sostenuti da colonne quadrate in travertino. Oltre l’arco trionfale c’è l’altare a forma di piccolo tempio con timpano sostenuto da due colonne con capitelli corinzi, al centro del quale fa mostra un bel dipinto murale di Antonio del Massaro, detto il Pastura, raffigurante la Madonna con i Santi Giovanni Battista, Stefano, Biagio e Pietro. Nella navata destra troviamo due affreschi strappati dalla diruta chiesa di Santa Maria ad pontem, il monumento sepolcrale di Niccolo III Orsini e la cappella dell’Annunziata (già Orsini) con una tavola del Salvator Mundi e ai lati affreschi di angeli di probabile scuola del Pinturicchio. Nella navata sinistra il sarcofago di Pietro Gregorio Boncompagni Ludovisi ed una bella campana fusa nel 1278 da Guidotto da Pisa dedicata a San Martino. Altri affreschi strappati dalla chiesa di Santa Maria ci conducono a una cappellina absidata, un tempo interamente affrescata, con un crocifisso ligneo ed un altare con basamento in pietra, forse parte di una antica colonna.
Adagiata su un’altura ad ovest, fuori dal paese, c’e la chiesa di Santo Stefano Vecchio dove un tempo si celebravano le cerimonie di maggior lustro. Ora di proprietà privata, cadde in disuso anche per la sua posizione poco agevole. Di forma basilicale, anticamente cenobio benedettino, e di stile romanico del secolo XII o XIII, ma successive aggiunte e rimaneggiamenti settecenteschi ne hanno alterato l’originaria struttura. Ai lati del portale d’ingresso, due candelabri in bronzo tortili con girali di alloro alti quasi tre metri danno ridondanza all’entrata. Le tre navate sono scandite da dieci colonne di granito con capitelli tutti diversi e un pilastro centrale per parte. L’attuale altare contenuto nel catino absidale è di marmo greco e sostituisce l’originario ciborio ivi collocato e poi trasferito a Roma nel Collegio Irlandese ed ora al Metropolitan Museum di New York.
Gli affreschi delle pareti e il pavimento musivo cosmatesco hanno ritrovato luce.
Del portale d’ingresso troviamo un bel campanile con tre ordini di finestre, dal basso bifora, trifora, monofora che annunciano la cella campanaria.
All’estremità sudorientale del paese sorgeva l’antico monastero di Santa Maria ad Pontem che trae il nome dalla sua posizione al di la del ponte sul Tevere rispetto all’Abbazia di Farfa, centro motore di tutta la zona. La chiesa attuale conserva la struttura del transetto del precedente impianto, come testimonia il grande arco sul lato nord. Questa splendida posizione che guarda quell’ansa del Tevere che si spinge verso Fiano, Santa Maria è stata testimone di quasi mille anni di storia con passaggi importanti, fughe e ritorni. Ora, completamente riedificata, non offre più quella visione e quei profumi di antico che emanavano le sue pietre; tuttavia il progetto del Comune di farne un centro di cultura e incontro forse potrà restituirle un po’ della sua antica importanza testimoniale.
Ad eccezione della piccola chiesa della Santissima Madonna del Carmine, tutt’oggi esistente ma che non presenta particolari caratteristiche di interesse architettonico o decorative, esistevano nel territorio di Fiano anche altre chiese delle quali si hanno solo sommarie e imprecise descrizioni in base a testimonianze pervenuteci attraverso antiche fonti. Ci narra Camassei (manoscritto del 1700 circa) che appena fuori Fiano, sulla destra c’era la piccola chiesa chiamata la Fraternita dove venivano seppelliti coloro che morivano nella campagna. Vicine a questa vi erano altre due chiese, una dedicata alla Santissima Madonna del Carmine (quella che ancora oggi è rimasta), l’altra alla Beata Vergine della Nuova (o Ruota, sul manoscritto non è di facile decifrazione). Molto più antica e importante era la chiesa di Nostra Signora delle Grazie, in quanto da questa provengono molte iscrizioni e frammenti; di fronte ad essa sorgeva l’Ospedale per i poveri. Di una chiesa Sancti Georgii in suburbio castri Flaiani sappiamo soltanto, dal Gibelli, che era di pertinenza del monastero di Sant’Andrea e San Gregorio al Clivo di Scauro di Roma.
Un’altra piccola chiesa, chiamata di Val Casale, era curata da un eremita e conservava una tela rappresentante San Giovanni di Dio, canonizzato da Papa Alessandro VIII, del pittore Francesco Trevisani; accanto c’era una fonte ritenuta miracolosa e la cui acqua era efficace contro i mali. Al centro di un prato a circa due miglia dal borgo era situata la chiesa di San Sebastiano dove, nel giorno dell’Ascensione del Signore si andava in processione per benedire la campagna e auspicare migliori raccolti.
A cura della D.ssa Paola Di Giammatteo.