Le Origini

LE ORIGINI

Prima della fondazione di Roma, nel sec. VIII a.c., gli insediamenti principali dell’Italia Centrale furono quelli dei Latini, degli Umbri degli Osci, dei Sabelli – gli Italici, tutti di origine indo-europea – e quelli degli Etruschi, dei quali non si conosce con certezza il luogo di provenienza, anche se gli studiosi lo indicano nell’Asia Minore.
Nei secoli che vanno dall’VIII al VI a.c. gli Etruschi riuscirono ad affermare il loro predominio sull’Italia settentrionale e Centrale, fino alla Campania, non riuscendo mai a costituire uno stato unitario, ma creando parecchie Città–Stato, delle quali quella che ci interessa da vicino è Capena, con i suoi cinquemila abitanti sparsi sull’ampio territorio compreso tra gli odierni paesi di Capena, Civitella S. Paolo e Fiano Romano.

Tra il V e il IV secolo a.c. Roma era diventata indipendente e tanto forte da potersi ribellare agli Etruschi, con i quali ingaggiò una guerra, la cui conclusione segnò l’inizio della fusione tra le civiltà etrusca e romana, con il conseguente predominio di Roma.
Alcuni studiosi ritengono che Capena fu distrutta dai Romani – seguendo così la sorte dell’alleata Veio – e che i suoi abitanti trovarono scampo tra i boschi delle vicine colline, dove si stabilirono in piccoli insediamenti che, sotto il dominio di Roma, crebbero di importanza e rappresenterebbero i nuclei originari di Fiano, Civitella S. Paolo, Capena, Morlupo, Rignano Flaminio e Castelnuovo di Porto.
Altri storici non condividono la tesi della distruzione di Capena: sono convinti, bensì, che la città etrusca, arresasi a Roma, abbia continuato a vivere in pace sotto il dominio romano. Non c’è stata, quindi, la fuga dei Capenati e l’origine di Fiano risalirebbe al periodo in cui, con l’avvento del cristianesimo, iniziò la decadenza del centro religioso di Feronia. In seguito, la popolazione locale, che per sfuggire alle invasioni barbariche si rifugiò sulle colline, avrebbe costituito gli insediamenti dai quali ebbero origine Fiano, Civitella S. Paolo e Nazzano.

IL MEDIO EVO

All’epoca buia delle invasioni barbariche, nelle campagne la chiesa rappresentava l’unica autorità, che sarà poi consolidata nel sec. V con la fondazione dei conventi Benedettini.
Fiano (Fundus Fianus o Flavianus o Flaganus) era compreso nella Provincia denominata “La Teverina” sotto la diocesi di Porto, controllata dai Monaci Benedettini di S. Paolo; il “Fundus” viene nominato per la prima volta nel diploma di Lotario I dell’anno 840 per l’abbazia di Farfa.
In seguito, del “Fundus” si ritrovano tracce in vari atti e documenti: nel 1013 è ricordato tra i beni che Benedetto VIII aveva in precedenza donato a Farfa; nel 1058 i conti di Galeria donarono ai monaci la Chiesa di “Sancta Maria ad Pontem de Flaiano” e quella di S. Biagio “infra castellum de Flaiano”. Nel 1081, una bolla di Papa Gregorio VII riconosce il “Castellum” Flaianum di proprietà del monastero di S. Paolo. Nel 1139, l’abate di S. Paolo rivolge a Papa Innocenzo III la protesta per l’usurpazione del Castello operata dagli eredi di Tebaldo da Cencio.
In seguito, Papa Alessandro III e gli imperatori Federico I ed Enrico IV confermeranno con atti ufficiali i diritti dei benedettini di S. Paolo su Fiano.
Più tardi (1300), gli Orsini acquistarono circa la metà di Fiano; l’altra metà entrerà a far parte del patrimonio della stessa famiglia tra il 1404 e il 1406, per opera di Paolo Orsini, che la acquistò per soli 1.100 fiorini, avvalendosi della parentela che lo legava come cognato all’abate di San Paolo.
I discendenti di Paolo Orsini vendettero, poi, Fiano con Morlupo e Monte la Guardia, per 10.000 fiorini ai Colonna, i quali non rimasero a lungo a Fiano, in quanto nel 1443 Fiano e Scorano vengono divisi tra il Monastero di S. Paolo e Orso Orsini. Da quest’ultimo, nel 1451, fu posta un’ipoteca a favore della moglie Elisabetta d’Anguillara sul castello di Fiano.
Nel 1478 governava Fiano Paola Orsini e nel 1489 la città apparteneva a Niccolò III Orsini.

FRANCESCO DA FIANO E ALTRI LETTERATI

Scarse sono le notizie relative alla biografia di Francesco,il più grande fra gli uomini di cultura nati a Fiano. Sul fatto che sia nato nella nostra cittadina non ci sono dubbi: il nome subisce diverse varianti nei manoscritti (Fianus, Fiani, de Flaiano, de Flagano, de Flagiano, de Faxano, de Frana, de Fiavano, de Fyano, de Fiancano, de Fiana ……..), ma nel 1380, in alcuni versi che l’umanista Quatriario di Sulmona invia all’amico Francesco da Fiano, scrive che la sua missiva lo troverà “a Fiano, che dietro guarda il Soratte e davanti il Tevere”, sgombrando il campo da ogni incertezza. Incerta è la data della nascita, che può variare dal 1340 al 1350; sono certi, invece, sia il nome del padre di Francesco (Antonio Cecchi di Fiano), che la data della morte del letterato (1421).

L’importanza di Francesco da Fiano nella storia della cultura è stata posta nella giusta evidenza grazie, soprattutto, all’appassionato lavoro di ricerca di un altro grande fianese, don Igino Taù, dell’Istituto Salesiano “Villa Sora” di Frascati (RM), che alla fine del 1961 licenziò alla stampa l’oneroso studio sull’opera più conosciuta di Francesco “Contra ridiculos oblocutores et fellitos detractores poetarum”.
Con il “Contra oblocutores” il Fianese si inserisce nella polemica tra i primi umanisti e gli anti umanisti : pur appartenendo alla Curia romana, dove numerosi erano gli oppositori e detrattori della poesia classica, egli ha il coraggio di difendere gli antichi poeti e di questi afferma energicamente il diritto di essere citati non solo alla presenza del Papa, ma di Cristo stesso. E’ ridicolo accusare di anti-cristianesimo, i poeti nati prima di Cristo. Alcuni di loro, anzi, possono essere considerati come profeti del Cristianesimo.
Il Consiglio Comunale di Fiano Romano, nella seduta del 22 febbraio 1989, deliberò con voti unanimi parere favorevole alla decisione espressa dal Collegio dei Docenti e dal Consiglio di Istituto, di intitolare la scuola media statale della nostra cittadina a Francesco da Fiano, il quale “indica alla sua gente la via del rinnovamento nel segno della tradizione”.
Oltre a Francesco da Fiano, possono essere indicati i nomi di altri letterati fianesi: messer Nucio da Fiano, nel 1473 professore universitario a Roma;
frate Giorgio da Fiano, francescano riformista, che nel 1609 pubblicò a Venezia le rime spirituali del suo amico e confratello Bartolomeo di Saluzzo.
La tradizione poetica è stata tramandata attraverso i secoli e ancora oggi è viva a Fiano, anche grazie ai “Poeti a Braccio” che, tra un bicchiere di vino e l’altro, cantano versi improvvisati simpaticissimi e, talvolta, di notevole fattura.

DAL SEC. XV ALLA FINE DEL SEC. XVII

Niccolò III Orsini (1442-1510) è stato il più importante Signore di Fiano: conosciuto da tutti per la fama di grande generale, fu al servizio di Firenze e, poi, di Venezia, e salvò la Serenissima con la strenua difesa di Padova contro l’esercito strapotente dell’imperatore Massimiliano.
Niccolò III, che era anche conte di Nola, Pitigliano e Sovana, a Fiano fece costruire (1489-1493) il Castello Ducale (su disegno di Giuliano da Sangallo), che ha avuto l’onore di ricevere nel 1493 la visita di Papa Alessandro VI Borgia, accompagnato da personaggi notevoli, come il giovanissimo cardinale di Valenza (Cesare Borgia) e il cardinale Piccolomini (futuro Papa Pio III).
Alla morte di Niccolò III, i due figli legittimi, Ludoviso e Aldobrandino litigarono a lungo per il possesso di Fiano e per risolvere la questione nel 1514 il Papa Leone X dovette inviare come mediatore Giordano Orsini.
Fiano appartenne agli Orsini fino al 1600, quando Alessandro lo vendette a Caterina de’ Nobili, madre del Cardinale Francesco Sforza, il quale nel 1607 ottenne il titolo di Duca di Fiano per Sforzino, suo figlio naturale.
Nel 1621, Orazio Ludovisi, generale della Chiesa, comprò il Ducato di Fiano e nel 1690 lo rivendette a Papa Alessandro VIII, il quale lo regalò a Marco Ottoboni, suo nipote e generale delle galere pontificie.

DAL SEC. XVIII AI GIORNI NOSTRI

Per più di duecento anni, gli Ottoboni furono i signori di Fiano (1690-1897), fino a quando Marco Boncompagni-Ludovisi-Ottoboni vendette al costruttore Carlo Menotti il Castello e i terreni per 900.000 lire.
Alla morte di Carlo Menotti, ereditò il patrimonio il figlio Mario. Dopo la Grande Guerra (1915-18), una parte della tenuta dei Menotti fu ceduta agli ex combattenti, che la pagarono una somma esigua.
Con l’inizio dell’epoca fascista, Mario Menotti andò in India, dove morirà molto tempo dopo, e l’Amministrazione delle terre fu affidata al Conte Orsolino Cencelli.
Ma i fianesi richiedevano con forza la concessione di altre terre e alla fine della II Guerra Mondiale, iniziarono un’aspra e lunga lotta per ottenerla.
Per quanto riguarda il Castello è stato acquistato dal Comune di Fiano Romano, che ha compensato la Congregazione delle Suore Domenicane con la costruzione di un meraviglioso complesso alle falde di una collina vicinissima al centro di Fiano, che ospita numerosissimi bambini della Scuola Materna delle Suore.

LE LOTTE PER LA TERRA A FIANO

La rivolta dei contadini e le rivendicazioni sulle terre, che in Italia si andavano sempre più estendendo fin dall’inizio del Novecento, videro protagonisti i fianesi, con una lotta lunga, estenuante, la quale, sommariamente, si articolò nelle tappe seguenti:

24 agosto 1919 – Fiano è tra i circa 40 Comuni della Provincia di Roma, nelle cui tenute più importanti scoppiarono movimenti impetuosi, con invasioni delle terre incolte;
1920 – raggiunse la massima espansione il movimento dei contadini, che era ripreso per l’insoddisfazione derivata dalla lentezza delle pratiche per l’assegnazione delle terre incolte o malcoltivate, prevista dal Decreto Visocchi del settembre 1919: a seguito delle occupazioni, anche a Fiano vennero assegnate le terre (un ettaro per capofamiglia), anche se non erano le più fertili;
novembre 1944 – dopo il ventennio fascista, ripresero le lotte per le terre e a Fiano la proprietà Menotti assegnò alle due cooperative “Pace e Lavoro” e “Viribus Unitis” 300 ettari di terra;
1945 – ai primi 300 ettari, se ne aggiunsero altri 700, che la Commissione per le terre incolte assegnò ai reduci (nella misura di un ettaro e mezzo ciascuno), dopo le invasioni delle tenute dell’Amministrazione Menotti, che portarono la lotta, oltre che nei campi, anche nei tribunali, dove venivano giudicati i braccianti arrestati durante le invasioni. Dopo lo sdoppiamento delle cooperative, seguito alla nascita della Coldiretti, la quale rappresentava le rivendicazioni dei piccoli proprietari, certamente diverse da quelle dei braccianti, ripresero le lotte a Fiano, con le invasioni e le occupazioni delle terre da parte della Lega Contadina:
1946 – il 4 settembre, con la massiccia partecipazione dei Fianesi, diecimila contadini manifestarono a Roma; il 9 e 12 settembre, nuove invasioni delle terre dei Menotti e occupazioni che continuarono fino alla fine di ottobre, con arresti dei partecipanti;
1947 – notevole è la testimonianza della visione pacifista e non violenta della lotta per la terra, fornita da una comunicazione del 15 settembre agli attivisti, in preparazione di una occupazione delle terre, che poi si svolse dal 21 al 25 settembre, affiancata dallo sciopero dei braccianti, e coinvolse un centinaio di fianesi, che occuparono – guidati dal Sindaco e dai capilega – duecento ettari;
1949 – tra maggio e luglio, a Fiano vi furono invasioni, con scontri e fermi di polizia; il 4 dicembre ripresero le occupazioni, con arresti e blocchi stradali attuati dai braccianti guidati dal Sindaco; l’8 dicembre, cariche della polizia contro occupanti di tenute agricole, con cinque arresti;
1950 – il 21 ottobre viene approvata la legge stralcio che doveva rappresentare il primo passo verso la riforma agraria completa: a Fiano, stabiliti gli assegnatari delle terre e i lotti da distribuire, furono effettuati i sorteggi in una pubblica assemblea.

UMBERTO TERRACINI

Fiano ha conferito la cittadinanza onoraria soltanto ad un personaggio – più che politico, storico – Umberto Terracini, Senatore della Repubblica Italiana, che fu fra i Padri della Costituzione, per i cui principi fondamentali di libertà, democrazia e progresso sociale ha lottato per tutta la vita.
Nella delibera del Consiglio Comunale del 22 gennaio 1973, che concedeva la cittadinanza onoraria di Fiano Romano al senatore, si legge: “Per noi, Umberto Terracini, con la sua biografia esemplare, è un esempio vivo da additare a quelle nuove leve di cittadini italiani, alla cui intelligenza della storia è affidata la possibilità di tradurre in concreta opera riformatrice la volontà popolare di rinnovamento”

IL NOSTRO DIALETTO

Le origini del nostro dialetto in uno stralcio del libro del Prof. Archimede Pezzola “Osservazioni sul dialetto fianese” scritto nell’anno 1996.

Tutto a cura del Prof. Pezzola Bruno.

Per ulteriori approfondimenti si consiglia la lettura di:

G. ERCOLI: “FIANO ROMANO NELLA STORIA” – 1996 G. VICARIO (a cura di)
CRONACHE E TESTIMONIANZE PER UN RITRATTO DI FIANO” G.E.L. GRUPPO EDITORIALE LEADER – 1982 –
M. FALCIANO: “FIANO ROMANO UN CENTRO DELLA VALLE DEL TEVERE TRA STORIA, CULTURA E IMMAGINI” – DE ANGELIS EDITORE – ROMA 2001 A. SARNO (a cura di): “GUIDA COMPLETA A SABRINA FERILLI – TRA CINEMA, WEB E MITO NUDO” – ELLEU MULTIMEDIA – ROMA 2000. G. BOENZI – A. CICCARESE – P. DI GIAMMATTEO – F. FEI – G. GAZZETTI – E.A. STANCO
“TERRA DI FIANO. RICERCHE DI STORIA ARTE ARCHEOLOGIA”– EDIZIONI QUASAR – 1997